Iniziamo con qualche riferimento temporale. La medicina cinese nasce più di due millenni fa e rappresenta dunque, assieme all’Ayurveda, uno dei saperi medici più antichi dell’umanità. La prima opera a noi pervenuta risale circa al II secolo a.C. ed è lo Huangdi Neijing (黄帝内经), ossia il Classico Interno dell’Imperatore Giallo.
In questo scritto sono contenuti i fondamenti e i modelli esplicativi su cui ha poggiato per secoli la teoria della medicina cinese, portata avanti nella sua pratica sul vastissimo territorio cinese in maniera relativamente uniforme grazie a una forte continuità culturale.
Tuttavia all’inizio del 1900 con l’arrivo della medicina occidentale il sistema medico tradizionale subì un forte cambiamento a causa dell’apparente inconciliabile contrasto tra le sue pratiche segnate dal pensiero magico e dalla superstizione e le teorie moderne sul corpo umano, a tal punto da quasi spingere le autorità a vietarne l’utilizzo.
Furono il partito comunista cinese prima e il regime comunista di Mao dopo a interessarsi nuovamente a questa disciplina antica, spinti più da ragioni pragmatiche che da reali affinità di vedute; la medicina cinese risultava infatti sicura, efficace ed economica. Attualmente ciò che si studia è dunque il risultato di questa rielaborazione che prende il nome di “Medicina Tradizionale Cinese” (MTC).
Nonostante l’aggettivo “olistico” sia inflazionato e spesso abusato, nessuna parola rende meglio di questa lo spirito della MTC. La filosofia su cui essa si fonda mira a comprendere l’ordine all’interno dei sistemi complessi senza dividerli analiticamente ma considerandoli con un approccio sintetico. Studiare il corpo umano significa studiarne gli equilibri e comprenderne i disequilibri per riportare lo stato di armonia.
Trattandosi sempre di un equilibrio dinamico, grande attenzione viene prestata alle interazioni tra i vari organi e il corpo viene visto come un complesso che si autoregola e in cui tutto è connesso con tutto.
I concetti di connessioni reciproche e movimento costituiscono il cuore della medicina cinese, assieme alla consapevolezza che l’uomo è in costante comunicazione con l’esterno, con l’ambiente fisico ed emotivo e con la società in cui vive. Il dualismo occidentale tra corpo e psiche in quest’ottica si assottiglia sempre di più.
La considerazione che scaturisce da questo presupposto risulta quasi scontata: la medicina non ha come scopo unico quello di placare la malattia, bensì agisce in maniera tale da evitarne il suo stesso insorgere.
La malattia non è demonizzata ma viene considerata come un naturale meccanismo di ripristino dell’equilibrio del corpo in una prospettiva di profonda fiducia nella natura. Il compito della medicina non è solo quello di curare i sintomi ma di ricercare la vera radice del problema che spesso è distante dal luogo stesso in cui la malattia si manifesta.
Ecco dunque spiegato il perché nel caso della MTC possiamo davvero parlare di “medicina preventiva” a differenza delle misure cosiddette “preventive” messe in atto dalla biomedicina, misure che nella maggior parte delle volte sono più propriamente definibili come interventi di “diagnosi precoce”.
Da quanto detto emerge chiaramente come in tale ottica la salute venga vissuta come un tesoro prezioso di cui ciascuno di noi è chiamato a essere responsabile in prima persona.
La salute definita come completo stato di benessere psico-fisico e non come semplice assenza di malattia non viene sempre e solo delegata alle competenze o all’intervento di un terapeuta ma viene in primis preservata e mantenuta quotidianamente attraverso la cura dello stile di vita.
Dietetica secondo i principi della MTC non significa utilizzare necessariamente ingredienti esotici o preparare piatti lontani dalla nostra tradizione, bensì significa utilizzare le risorse della nostra cucina e la ricchezza della nostra cultura gastronomica in una chiave nuova e con uno sguardo più ampio sulle enormi potenzialità del cibo.
Il vero pilastro della salute è la nostra alimentazione, dal momento che il cibo costituisce la primaria fonte di energia del nostro corpo assieme all’aria che respiriamo.
Essendo inoltre l’alimentazione il metodo di cura più naturale e lento rispetto agli altri citati sopra viene ritenuto il più potente, perché il più affine alle naturali potenzialità di guarigione del corpo. Di fatto se ci soffermiamo a riflettere vediamo come l’atto di mangiare sia qualcosa di necessario durante le nostre giornate, un atto che si ripete più volte durante il giorno e che ci accompagna sempre nella nostra vita.
Vediamo assieme in che cosa differisce l’approccio della MTC alla dietetica rispetto a quello occidentale. Il presupposto su cui si basa la dietetica tradizionale cinese è totalmente diverso da quello della biomedicina che si concentra principalmente sulle analisi di laboratorio, in vitro e sull’analisi bromatologica degli alimenti (calorie, nutrienti, etc.). La dietetica cinese si concentra invece più sull’osservazione attenta dell’interazione cibo-organismo e quindi utilizza un approccio in vivo.
Citando il Prof. Attilio Bernini*, “si tratta di un approccio schiettamente esperienziale, ma non per questo meno raffinato; i cibi vengono studiati nelle loro caratteristiche di natura (l’effetto termico che il cibo esercita una volta ingerito), sapore/odore, colore, forma, vitalità e in tutti gli effetti che producono singolarmente o combinati fra loro sul nostro corpo.
Proprio perché attenta alla sintonia e all’armonia fra tutti gli elementi del cosmo, la Medicina Cinese considera importanti anche le scelte spontanee di alcuni cibi, che possono riflettere, almeno in un organismo non inquinato da sapori adulterati e da messaggi pubblicitari, il particolare equilibrio energetico interno.
I nostri antenati d’altra parte usavano proprio il loro istinto per scegliere di cosa nutrirsi e cosa eliminare dalla loro dieta. Probabilmente anche agli albori della fitoterapia le piante medicinali venivano scelte con gli stessi criteri.
Non a caso esiste una stretta correlazione nella Medicina Tradizionale Cinese fra dietetica e fitoterapia. Un detto molto celebre fra i medici cinesi recita “cura con le medicine, guarisci con i cibi”.
Si pensi che il primo “farmaco” della storia cinese fu il vino ricavato dai cereali: di ciò resta traccia anche nell’ideogramma che significa “medicina”, che contiene l’immagine stilizzata di una fiasca di vino.”
Ciascun alimento viene classificato a seconda delle caratteristiche proprie di sapore (dolce, amaro, acido, salato, piccante), natura termica (neutra, fresca, tiepida, fredda, calda), azione (muove il QI = energia; nutre i Liquidi, il Sangue; calma il Shen…) e direzione (si dirige a specifici meridiani/ organi).
Il confine tra alimento e farmaco è molto sottile in alcuni casi, basti pensare a prodotti di ampio utilizzo nella nostra cucina come il caffè, il vino o le spezie. Nell’ottica della MTC pertanto ci si avvicina allo studio degli alimenti in maniera del tutto diversa; ciascuno possiede il suo carattere e la sua “personalità” e il suo utilizzo varia a seconda delle esigenze del corpo, del momento della giornata, della combinazione con gli altri ingredienti del piatto e della stagione.
*cit. Prof. Attilio Bernini, “Introduzione alla dietetica cinese”
Berera, Fabrizia; Crescini, Gabriela; Minelli, Emilio. “Le cinque vie della dietetica cinese.” Edizioni red!, 2008.
Boschi, Giulia. “Medicina cinese: la radice e i fiori.” Casa editrice Ambrosiana, 2015.
Moroni, Laura. “Alimentazione che cura.” Anima edizioni, 2012.
Rochat de la Vallee, Elisabeth. “La medicina cinese. Spiriti, cuore ed emozioni.” Jaca Book, 2012.
Sotte, Lucio; Muccioli, Massimo; Piastrelloni, Margherita; Matra’, Annunzio; Bernini, Attilio; Naticchi, Emanuela. “Dietetica cinese.” Casa editrice Ambrosiana, 2011.
Tritto, Lena; Tonino, Valeria; Wallnoefer, Karin. “Il Tao e l’arte dei fornelli.” Pendragon, 2013.